Su questo argomento si potrebbe discutere per giorni, mesi e forse anni senza mai arrivare a trovare un accordo definitivo comune a tutti: questa è la provocazione!!!
Un giudizio, in parte, dipende da chi è chiamato ad esprimerlo: se faccio vedere una mia foto a mia moglie, quasi sicuramente incasserò un parere positivo, “bravo”, “bella foto”, basato soprattutto sull’impatto emotivo che suscita, magari, solo perché contiene qualcosa di significativo per lei: il gatto di casa piuttosto che il ritratto dei figli o un paesaggio conosciuto. Ben diverso sarebbe, invece, se dovesse farlo su una foto fatta da altri, che ritrae situazioni o ambienti non abitudinari: qui il giudizio sarebbe un po’ diverso, sicuramente non condizionato da fattori emozionali e affettivi.
Così, ognuno di noi davanti ad un’immagine che potrebbe suscitare sensazioni, per così dire, abituali, sarà portato a giudicarla in modo positivo, sull’onda, proprio, di quell’impatto emotivo che scaturisce immediatamente. Per contro, invece, davanti ad un’immagine che raffigura qualcosa di non abitudinario, per cui il fatidico impatto viene meno, sarà certamente spinto a guardarla con più diffidenza e, pertanto, a ricercare particolari e difetti magari inconsistenti per arrivare poi, consciamente o inconsciamente, a giudicarla in modo diverso o addirittura non obiettivo.
Se è vera la teoria che una foto è convincente per chi la crea, indipendentemente dal giudizio altrui, deve anche essere considerato il principio che chi sceglie un’immagine che vuole rappresentare o dire qualcosa per sottoporla a un giudizio, dove fare in modo di veicolarne il messaggio tenendo, comunque, sempre in considerazione il fatto che non tutti possono apprezzarla.
Giuseppe I.